Calibrazione Precisa del Calibro Termico in Edifici Storici Romani: Guida Dettagliata per Sensori di Alta Risoluzione

Applicare con precisione il calibro termico in edifici storici romani richiede un approccio tecnico avanzato, dove la stabilità del sensore e la linearità di misura si confrontano con le complesse dinamiche climatiche locali e la stratificazione termica delle strutture antiche. A differenza delle costruzioni moderne, murature in pietra e laterizio, intonaci a calce e strati di isolamento tradizionali generano gradienti termici non lineari, esigendo una calibrazione che vada oltre la semplice certificazione di laboratorio.

«In Roma, la combinazione di umidità ambientale, irraggiamento solare interno e ponti termici localizzati altera profondamente il comportamento termico reale delle strutture, rendendo indispensabile una validazione in situ con protocolli rigorosi.» – *Tier 2: Metodologia per la calibrazione di sensori in edifici storici* (UNI 11563:2021)

Fondamenti Termotecnici in Ambiente Storico Romano

  1. Differenze rispetto a strutture moderne: I materiali tradizionali come pietra, laterizio e intonaci a calce presentano bassa conducibilità termica, alta inerzia termica e capacità di assorbimento/rilascio ciclico di calore. Questo comporta una risposta termica lenta e non uniforme rispetto a muri in cemento armato o isolati moderni, richiedendo sensori con stabilità a lungo termine e bassa deriva ambientale.
  2. Importanza della linearità e stabilità: In ambienti romani caratterizzati da variazioni stagionali di temperatura che oscillano tra 0°C e 30°C e umidità relativa superiore al 70%, il sensore deve mantenere una risoluzione di ±0,1 °C per rilevare variazioni superficiali minime, fondamentali per identificare infiltrazioni o degrado strutturale.
  3. Normativa italiana di riferimento: Il DM 17/08/2022, “Linee guida per la termografia in contesti non industriali”, definisce requisiti specifici per la calibrazione di strumenti in ambienti con condizioni termoigroscopiche variabili, richiedendo certificazione tracciabile e validazione in campo su materiali storici. UNI 11563:2021 integra questi principi con metodi di misura standardizzati.
  4. Compatibilità con materiali tradizionali: L’adesione e il posizionamento devono evitare alterazioni meccaniche o chimiche delle murature. Si consiglia l’uso di adesivi termicamente inerti, a bassa viscosità e a indurimento lento, compatibili con pietra calcarea e intonaci a calce, per garantire contatto termico senza distorsione del supporto.
  5. Stratificazioni termiche verticali: La misura deve considerare il gradiente termico tra pavimento, pareti e soffitto. I sensori devono essere posizionati in modo da campionare strati rappresentativi, evitando zone di confine o infiltrazioni d’aria che distorcono il profilo termico reale.

Metodologia per la Calibrazione di Sensori Termici in Strutture Storiche

  1. Fase 1: Diagnosi preliminare del sistema termoigroscopico
    Valutare la costruzione tramite rilievo termografico aerea (tier 2), analisi dei dati storici climatici locali (temperatura, umidità, escursioni termiche annuali) e ispezione visiva di infiltrazioni, ponti termici e spessore degli intonaci. Si raccomanda l’uso di termocamere calibrate secondo UNI 12574:2023 per acquisizione precisa.
  2. Fase 2: Selezione del sensore
    Scegliere sensori con risoluzione di ±0,1 °C, risposta dinamica rapida (≤30 sec) e tolleranza a umidità relativa fino al 95%. Modelli con controllo interno di temperatura (self-calibration) e certificazione ISO 17025 sono prioritari. Per murature in pietra, sensori a filamento resistivo o a infrarossi non di contatto sono preferibili per evitare perforazioni.
  3. Fase 3: Procedura di calibrazione in laboratorio e campo
    a) In laboratorio: esporre il sensore a sorgenti termiche controllate (±2°C escursione, umidità 30-65% RH) e confrontare letture con riferimenti certificati (celle calibrabili UNI).
    b) In campo: ripetere misure su campioni rappresentativi (muri interni ed esterni, zone ombreggiate e irraggiate). Registrare letture ogni 15 minuti per almeno 6 ore, includendo periodi di equilibrio termico di 6+ ore per eliminare effetti transitori.
  4. Fase 4: Validazione incrociata
    Confrontare i dati con termografia aerea tier 2 e misure in situ con termometri a resistenza (RTD) di precisione. Utilizzare software di correlazione termica (es. ENVI Metaview) per identificare discrepanze spaziali e temporali, correggendo eventuali errori sistematici.
  5. Fase 5: Documentazione conforme
    Redigere report in formato UNI EN 13779:2022, includendo tracciabilità delle sorgenti termiche, condizioni ambientali di misura (temperature di riferimento, umidità, velocità aria), calibrazioni effettuate e correttivi applicati. I dati devono essere archiviati in formato digitale con timestamp e firma digitale.

Fasi Dettagliate di Implementazione del Calibro Termico

  1. Fase 1: Isolamento temporaneo delle misure
    Coprire zone non da testare con pellicole termoisolanti trasparenti e non assorbenti (es. film PC 0,2 mm), evitando materiali che alterano il flusso termico. Questo riduce interferenze da correnti d’aria e infiltrazioni localizzate, garantendo letture sincrone e rappresentative.
  2. Fase 2: Posizionamento strategico dei sensori
    Montare i sensori su cornici in legno o metallo non conduttivi, fissati a 1,5 m di altezza su cornici strutturali portanti, evitando zone con ponti termici noti (cornici metalliche, traintrecci). Utilizzare software di mappatura termica 3D (es. Thermomodell Pro) per ottimizzare la distribuzione spaziale, garantendo almeno 12 punti in aree critiche (angoli, giunti, zone esposte).
  3. Fase 3: Applicazione di adesivi termicamente inerti
    Usare adesivi a base di poliuretano a bassa conducibilità (<0,15 W/m·K), applicati con spatola sottile per evitare spessori eccessivi. Verificare la copertura uniforme con righello a calibro e controllare periodicamente l’aderenza senza danneggiare il supporto. Eliminare bolle mediante pressione uniforme.
  4. Fase 4

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